Tra il cuore dell'Europa e il profondo sud

12.12.2020

Sono già passati quasi due anni da quando sono partita per l'Erasmus e a me sembra ieri. 

Ah, comunque mi presento! Sono Ilaria, vengo dall'Abruzzo e ho 24 anni. Ho studiato Traduzione e Interpretariato a Bruxelles e in questo percorso di studi era incluso un Erasmus.
Ancora oggi mi rendo conto di quanto questa esperienza abbia cambiato la mia vita migliorando i miei modi di fare, osservare, percepire, ascoltare, parlare e ragionare.
L'Erasmus mi ha cambiato la vita, e no... non sto esagerando! Granada. Perché proprio lei?
L'avevo visitata due anni prima e ne ero rimasta follemente innamorata. Ricordo il momento esatto in cui capii che qualcosa mi avrebbe riportata lì: ero seduta sul mirador del Sacromonte e la guida accennava dati storici sull'Alhambra che si vedeva in lontananza rodeada dall'imponente Sierra Nevada. Ammiravo quella vista inebriante e da lontano provenivano i suoni delle chitarre e delle mani che, in perfetta simbiosi, producevano un ritmo perfetto, naturale, rápido, coinvolgente. In quel momento, è scattato qualcosa dentro di me che mi ha fatto pensare: "volveré" (tornerò). Quando è successo?
Sono partita il 31 gennaio 2019. Mi aspettava un volo di sola andata da Bruxelles per Malaga. Fremevo, avevo paura, ero entusiasta, temevo che qualcosa sarebbe andato storto, poi mi sentivo felice e il cuore batteva fortissimo, poi di nuovo triste, poi sentivo di toccare il cielo con un dito. L'adrenalina era carburante puro e allo stesso tempo, però, sentivo già la nostalgia dei baci di colui che allora era il mio ragazzo, delle birre con gli amici e della cioccolata belga.
"È il momento. Parti e non guardare più indietro".
Era la seconda volta nella mia vita che partivo ad occhi chiusi, lanciandomi nel vuoto. Abbandonavo le certezze e le sicurezze che mi ero costruita in quasi cinque anni, in quella città così grigia e apparentemente fredda ma non vedevo l'ora. Avevo bisogno di spezzare la routine e soprattutto di mettermi in gioco e, perché no, di vincere.
La sera in cui arrivai a Granada diluviava. "Ecco. Iniziamo bene" pensai.
La prima notte dormii nella stanza dell'Hostal Veronica. Ero totalmente sola in una città sconosciuta.
Devo premettere anche che, studiando spagnolo da quando ho undici anni, partivo con la pretesa e la convinzione di non avere problemi con la lingua del mio cuore... eppure mi sbagliavo! Ho impiegato all'incirca una settimana per far abituare l'udito all'accento andaluso, privo delle consonanti 'd' e 's'. Quindi, rettifico: ero sola, persa, scombussolata e facevo una gran fatica a comprendere la lingua.
Il giorno dopo, arrivai al piso che avevo scelto tramite dei gruppi Facebook. Era orribile: il salone non aveva finestre, la cucina era un stanza minuscola, le lampadine avevano una luce così tenue che mio padre (che mi aveva raggiunto dall'Italia per portarmi delle valigie) aveva deciso di cambiarle di sua spontanea volontà, perché altrimenti avremmo rischiato di diventare ciechi.
Dopo non molto, abbiamo subito anche un'invasione di cucarachas (scarafaggi).
La mia stanzetta mi piacque fin da subito. Le coinquiline erano molto amichevoli e simpatiche anche se, essendo cinque ragazze molto diverse, dopo mesi iniziarono quasi a "volare piatti".
Mi ero detta fin da subito che avrei dovuto fare qualcosa per conoscere nuove persone e iniziare a integrarmi. Su Facebook mi arrivavano circa dieci eventi al giorno e io cliccavo sempre su 'mi interessa'. Convinsi la coinquilina polacca ad uscire e così iniziammo ad andare ai famosi eventi Erasmus.
Fin dalla prima sera sono sempre stata me stessa. Non avevo paura di mostrarmi per quello che ero perché sapevo che stavo incontrando delle persone "di passaggio" nella mia vita e che non avrei mai più rivisto dopo quei mesi lì. Mi sbagliavo alla grande! Alcune di quelle persone sono diventate come fratelli e sorelle per me e fanno, e faranno, parte della mia vita per sempre.
Il momento clou è arrivato quando ho preso coscienza del fatto che, oltre a conoscere una marea di persone nuove ogni giorno, stavo conoscendo e mettendo a nudo la vera Ilaria.
Mi sono ritrovata, mi sono riscoperta e alla fine ho iniziato ad amarmi. Ho iniziato a coltivare l'amore verso me stessa.
Mai avrei immaginato di sentirmi a mio agio andando da sola in un bar per bere un café con hielo e godermi il sole granaíno o uscendo la sera da sola sentendomi libera di indossare ciò che più mi piaceva. Ero libera dai pregiudizi, schemi, convinzioni, ansie e paranoie, limiti e malumore.
Ero in una sfera tutta mia fatta di attimi, improvvisazioni, piccoli piaceri, novità, curiosità.
Ero io allo stato originario.Bruxelles e Granada mi hanno trasmesso l'amore sfrenato per la multiculturalità e la diversità: essere tra persone provenienti da tutto il mondo mi fa sentire viva, mi stimola ad andare sempre oltre, mi riempie il cuore di orgoglio e di serenità. Sento di appartenere a tutti loro e, allo stesso tempo, sento che una piccola parte di loro mi appartiene ed è questo che mi rende ricca.
Ogni vita incontrata durante il mio cammino ha lasciato un'impronta dentro di me. Io sono l'insieme di tutte queste impronte. È forse per questo che sento di definirmi 'cittadina del mondo'.Grazie alla mia vita all'estero
ho imparato a stare bene con me stessa, a valorizzarmi e a non accontentarmi.
Ho imparato che il sole dentro di te non può essere spento da un cielo grigio.
Ho imparato che le differenze non sono un ostacolo ma un nuovo inizio.
Ho imparato che bisogna essere flessibili mentalmente e imparare a guardare le cose da diversi punti di vista.
Ho imparato che niente è la fine del mondo perché nulla è irreversibile.
Ho imparato che l'adrenalina della scoperta del nuovo ci tiene in vita.
Ho imparato che seguendo il cuore e l'istinto si può arrivare a sfiorare o a raggiungere i propri sogni.
Ho imparato che se ti lasci andare e non ci pensi troppo, puoi trovare il coraggio.
Ho imparato che solo se ti liberi dai pregiudizi e dalla paura delle critiche altrui inizi a vivere.
Ho imparato che devi lasciar correre e farti scivolare addosso ciò che non è rilevante.
Ho imparato che devi essere la tua priorità, sempre.
Ho imparato a godermi appieno il momento e a non pensare al dopo.
Ho imparato a cercare il lato positivo ovunque perché ci deve essere, sempre.
Ho imparato ad apprezzare le piccole cose, la natura, i tramonti infuocati, gli occhi curiosi di chi ti studia perché "sei straniera" e quindi intrigante.
Ho capito che non sono fatta per stare in un solo luogo perché 'casa' per me non è un posto, ma uno stato d'animo. 'Casa' è dove stai bene, dove sei te stesso, dove è presente qualsiasi forma d'amore, dove trovi una certa pace mentale.
Potrai andare ovunque e sentirti a 'casa' senza mai dimenticare chi sei veramente e da dove vieni.

Ilaria Di Colli