Tra il cuore dell'Europa e il profondo sud
Sono già passati quasi due anni da quando sono partita per l'Erasmus e a me sembra ieri.
Ah, comunque mi presento! Sono Ilaria, vengo dall'Abruzzo
e ho 24 anni. Ho studiato Traduzione e Interpretariato a Bruxelles e in questo
percorso di studi era incluso un Erasmus.
Ancora oggi mi rendo conto di quanto questa
esperienza abbia cambiato la mia vita migliorando i miei modi di fare, osservare, percepire,
ascoltare, parlare e ragionare.
L'Erasmus mi ha cambiato la vita, e no... non sto
esagerando! Granada. Perché proprio lei?
L'avevo visitata due anni prima e ne ero rimasta
follemente innamorata. Ricordo il momento esatto in cui capii che qualcosa mi
avrebbe riportata lì: ero seduta sul mirador del Sacromonte e la guida
accennava dati storici sull'Alhambra che si vedeva in lontananza rodeada
dall'imponente Sierra Nevada. Ammiravo quella vista inebriante e da lontano
provenivano i suoni delle chitarre
e delle mani che, in perfetta simbiosi, producevano un ritmo perfetto, naturale, rápido, coinvolgente. In quel momento, è
scattato qualcosa dentro di me che mi ha fatto pensare: "volveré"
(tornerò). Quando è successo?
Sono partita il 31 gennaio 2019. Mi aspettava un
volo di sola andata da Bruxelles per Malaga. Fremevo, avevo paura, ero
entusiasta, temevo che qualcosa sarebbe andato storto, poi mi sentivo felice e
il cuore batteva fortissimo, poi di nuovo triste, poi sentivo di toccare il
cielo con un dito. L'adrenalina era carburante puro e allo stesso tempo, però,
sentivo già la nostalgia dei baci di colui che allora era il mio
ragazzo, delle birre con gli amici e della cioccolata belga.
"È il momento. Parti e non guardare più
indietro".
Era la seconda volta nella mia vita che partivo
ad occhi chiusi, lanciandomi nel vuoto. Abbandonavo le certezze e le sicurezze
che mi ero costruita in quasi cinque anni, in quella città così grigia e
apparentemente fredda ma non vedevo l'ora. Avevo bisogno di spezzare la routine
e soprattutto di mettermi in gioco e, perché no, di vincere.
La sera in cui arrivai a Granada diluviava.
"Ecco. Iniziamo bene" pensai.
La prima notte dormii nella stanza dell'Hostal
Veronica. Ero totalmente sola in una città sconosciuta.
Devo premettere anche che, studiando spagnolo da
quando ho undici anni, partivo con la pretesa e la convinzione di non avere
problemi con la lingua del mio cuore... eppure mi sbagliavo! Ho impiegato all'incirca una settimana per far abituare l'udito all'accento
andaluso, privo delle consonanti 'd' e
's'. Quindi, rettifico: ero sola, persa, scombussolata e facevo una gran
fatica a comprendere la lingua.
Il giorno dopo, arrivai al piso che avevo
scelto tramite dei gruppi Facebook. Era orribile: il salone non aveva finestre,
la cucina era un stanza minuscola, le lampadine avevano una luce così tenue che
mio padre (che mi aveva raggiunto dall'Italia per portarmi delle valigie) aveva
deciso di cambiarle di sua spontanea volontà, perché altrimenti avremmo rischiato
di diventare ciechi.
Dopo non molto, abbiamo subito anche un'invasione di cucarachas
(scarafaggi).
La mia stanzetta mi piacque fin da subito. Le
coinquiline erano molto amichevoli e simpatiche anche se, essendo cinque
ragazze molto diverse, dopo mesi iniziarono quasi a "volare piatti".
Mi ero detta fin da subito che avrei dovuto fare
qualcosa per conoscere nuove persone e iniziare a integrarmi. Su Facebook mi
arrivavano circa dieci eventi al giorno e io cliccavo sempre su 'mi interessa'.
Convinsi la coinquilina polacca ad uscire e così iniziammo ad andare ai famosi
eventi Erasmus.
Fin dalla prima sera sono sempre stata me stessa.
Non avevo paura di mostrarmi per quello che ero perché sapevo che stavo
incontrando delle persone "di passaggio" nella mia vita
e che non avrei mai più rivisto dopo quei mesi lì. Mi sbagliavo alla grande!
Alcune di quelle persone sono diventate come fratelli e sorelle per me e fanno,
e faranno, parte della mia vita per sempre.
Il momento clou è arrivato quando ho preso coscienza
del fatto che, oltre a conoscere una marea di persone nuove ogni giorno, stavo
conoscendo e mettendo a nudo la vera Ilaria.
Mi sono ritrovata, mi sono riscoperta e alla fine
ho iniziato ad amarmi. Ho iniziato a coltivare l'amore verso me stessa.
Mai avrei immaginato di sentirmi a mio agio
andando da sola in un bar per bere un café con hielo e godermi il sole granaíno
o uscendo la sera da sola sentendomi libera di indossare ciò che più mi
piaceva. Ero libera dai pregiudizi, schemi, convinzioni, ansie e paranoie,
limiti e malumore.
Ero in una sfera tutta mia fatta di attimi,
improvvisazioni, piccoli piaceri, novità, curiosità.
Ero io allo stato originario.Bruxelles e Granada mi hanno trasmesso l'amore
sfrenato per la multiculturalità e la diversità: essere tra persone provenienti
da tutto il mondo mi fa sentire viva, mi stimola ad andare sempre oltre, mi
riempie il cuore di orgoglio e di serenità. Sento di appartenere a tutti loro
e, allo stesso tempo, sento che una piccola parte di loro mi appartiene ed è
questo che mi rende ricca.
Ogni vita incontrata durante il mio cammino ha
lasciato un'impronta dentro di me. Io sono l'insieme di tutte queste impronte.
È forse per questo che sento di definirmi 'cittadina del mondo'.Grazie alla mia vita all'estero
ho imparato a stare bene con me stessa, a
valorizzarmi e a non accontentarmi.
Ho imparato che il sole dentro di te non può
essere spento da un cielo grigio.
Ho imparato che le differenze non sono un
ostacolo ma un nuovo inizio.
Ho imparato che bisogna essere flessibili
mentalmente e imparare a guardare le cose da diversi punti di vista.
Ho imparato che niente è la fine del mondo perché
nulla è irreversibile.
Ho imparato che l'adrenalina della scoperta del
nuovo ci tiene in vita.
Ho imparato che seguendo il cuore e l'istinto si
può arrivare a sfiorare o a raggiungere i propri sogni.
Ho imparato che se ti lasci andare e non ci pensi
troppo, puoi trovare il coraggio.
Ho imparato che solo se ti liberi dai pregiudizi
e dalla paura delle critiche altrui inizi a vivere.
Ho imparato che devi lasciar correre e farti
scivolare addosso ciò che non è rilevante.
Ho imparato che devi essere la tua priorità,
sempre.
Ho imparato a godermi appieno il momento e a non
pensare al dopo.
Ho imparato a cercare il lato positivo ovunque
perché ci deve essere, sempre.
Ho imparato ad apprezzare le piccole cose, la
natura, i tramonti infuocati, gli occhi curiosi di chi ti studia perché "sei
straniera" e quindi intrigante.
Ho capito che non sono fatta per stare in un solo
luogo perché 'casa' per me non è un posto, ma uno stato d'animo. 'Casa' è dove
stai bene, dove sei te stesso, dove è presente qualsiasi forma d'amore, dove trovi una certa pace mentale.
Potrai andare ovunque e sentirti a 'casa' senza
mai dimenticare chi sei veramente e da dove vieni.
Ilaria Di Colli